Capelli Peppino

CAPELLI PEPPINO
NOME CAPELLI PEPPINO
NATO A NUORO
IL 1943
RUOLO ATTACCANTE
ALTEZZA
PESO
CARRIERA
STAGIONE SQUADRA LEGA PRESENZE RETI
sino al 1958 PURI E FORTI GIOVANILI
1958- 1959 LAMBRETTA NUORO 1 CATEGORIA
1959-1960  ATTILIA 1 CATEGORIA
1960-1961 ATTILIA PROMOZIONE
1961-1962 NUORESE SERIE D 18+1 8
1962-1963 NUORESE SERIE D 27 9
1963-1964 NUORESE SERIE D 22 8
1964-1965 ALGHERO 1 CATEGORIA . .
1965-1966 ALGHERO 1 CATEGORIA . .
  • N.B al tempo dalla 1 categoria si veniva promossi in Serie D

IL MEDICO CHE CALCIO’ VIA IL PALLONE

Peppino Capelli, l’attaccante della Nuorese che sfiorò il grande salto in serie B con il Padova

NUORO. Negli 85 anni di storia della Nuorese emerge il nome di Peppino Capelli. Oggi settantaduenne, medico in pensione. Volto conosciuto, per l’attività professionale tra il reparto di geriatria del San Francesco e l’ufficio della direzione sanitaria di via Demurtas. Ma sono ancora in tanti a ricordarlo al centro dell’area del campo Quadrivio, a infilare nelle porte avversarie palloni dopo palloni. Nove nel 1962-’63, quando la formazione verdazzurra guidata dal ligure Trevisani sfiora la promozione nella terza serie nazionale. Svanita nella trasferta sul campo dei “galletti” del Tempio Pausania, che si guadagnano lo spareggio decisivo di Genova, poi perso contro l’Empoli. Nell’undici con Catte, Cusma, Frogheri, il futuro dottor Capelli è la punta di diamante, spauracchio per le romane Fiamme Oro e Romulea, la Ternana, e le sarde, con in testa l’Olbia.

Tanto che, neppure finito il campionato, si presenta nell’ufficio del presidente Giannino Devoto un dirigente del Padova, società dell’élite del calcio, pur se da poco ha perso il posto nella massima serie, dopo l’addio del “paron” Nereo Rocco. I soldi sono pronti, anche perché c’è da battere sull’anticipo la concorrenza di Bologna e Sampdoria. Da Nuoro al cuore del Veneto, che corre nel Belpaese in vorticoso sviluppo economico. Ma la fiaba si ferma sul più bello, è il ricordo del protagonista: «Ci fu, com’era facile allora, il “no” della famiglia. Il calcio avrebbe tolto spazio ed energie agli studi, che erano il cammino designato per me». Del resto per il giovane Peppino il “pallone” non era stato sin dall’inizio altro se non la possibilità di coltivare una grande passione, condivisa con gli amici della Nuoro che usciva dal dopo-guerra. Tra le proposte quella dei Giuseppini, arrivati a metà del secolo sotto l’Ortobene. Il filo della memoria di Capelli: «Ci si ritrovava alle Grazie, dove padre Mario aveva fatto costruire il primo campetto». Nasce la formazione della Puri e Forti, che avvierà allo sport tante generazioni di ragazzi. Il nostro non tarda a mettersi in mostra. Per lui c’è pronta la formazione della Lambretta, chiamata come la moto in voga negli anni ’50 dal presidente Rondoni, che ha deciso di abbinare il calcio all’attività di concessionario di motori. Il campionato è quello di Prima categoria. Lo stesso in cui gioca l’Attilia di Nannino Offeddu, che vince il torneo e si porta dietro anche Peppino Capelli. Nel massimo torneo regionale altri gol, di testa, di destro, di sinistro, con i lanci di Graziano e Riccardo Loi, di Isidoro Casagrande, Francesco Devias e Giovanni Cosseddu. La promozione è solo una parte della bella storia. L’altro traguardo è la maglia della Nuorese, che lo acquista nel 1961, per 500mila lire. Devoto ha visto giusto. La prima stagione è di assestamento. La salvezza arriva proprio in chiusura, all’Acquedotto di Sassari nello spareggio con il Carbonia. L’anno successivo è quello della mancata scalata in serie “C”: «Alla fine del girone di andata eravamo primi con 8 punti di vantaggio. Poi qualche colpo a vuoto. Io stesso non resi a sufficienza, perché concentrato per la maturità al liceo “Asproni”». Altri motivi: «Ricorreva la voce che il salto di categoria fosse stato evitato per il timore di non riuscire poi a sostenerne i costi economici». Capelli intanto da Nuoro è andato a vivere a Sassari, per frequentare la facoltà di Medicina. Rientra a casa il sabato e per una stagione continua a difendere i colori verdazzurri. Poi due stagioni con l’Alghero, che gli garantisce il doppio delle 78mila lire mensili pagate da Devoto. Con i catalani il derby cittadino contro la Libertas, dove incrocia i tacchetti con i Cuccureddu. Tra  loro Antonello, il piccolo della famiglia, che arriverà alla corte della Juventus e in nazionale. Mezzo secolo più tardi la sintesi dell’ex calciatore: «Un po’ di rammarico per quell’opportunità lasciata cadere. La professione di medico tuttavia mi ha gratificato e cancellato ogni rimpianto».

Francesco Pirisi da La Nuova Sardegna

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