Perchè tifo Nuorese

 U.S.D. NUORESE CALCIO 1930

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PERCHE’ TIFO NUORESE

Talvolta può succedere. Un amico ti invita allo stadio, quasi per gioco, tu vedi una grande partita di calcio, 90 minuti di adrenalina pura e scopri che può esistere una morbosa febbre verdeazzurra. 

A me è successo. 

Ho capito di essere un fans sfegatato della Nuorese dopo aver riscoperto il fascino del calcio al Frogheri.
C’era in me (e credo in molti di noi amanti di questo sport) un profondo senso di disgusto dopo lo tsunami chiamato calciopoli e pensavo proprio fosse difficile riavvicinarmi a uno stadio. Ma il Quadrivio-Frogheri non è uno stadio qualsiasi. E’ un caleidoscopio dove si provano sensazioni uniche.
Perché i tifosi della Nuorese sono impagabili quando incitano in 2500 la loro fantastica macchina da calcio spettacolo: e sono commoventi quando, a fine gara, salutano i loro beniamini e tributano un applauso alla squadra ospite (spesso sconfitta) cogliendo cosi la vera essenza di questo sport, che resta pur sempre un gioco.
Nel tappeto verde del Frogheri poi, c’è una squadra che sa regalare emozioni forti. Una difesa di grandissimo spessore (Manis, Festa, De Carlo, Medda ed Esposito), un centrocampo potente (Sanna, Gennari, Iezzi) e un attacco che fa sognare (Oliveira, Figos, Longobardi).
E poi c’è quella genialità dell’arte pedatoria che possiedono solo i grandi calciatori, come Gennarino “flipper” Troianiello e Ramos Borges Emerson.

Da anni non vedevo un’ala pura giocare con tanta velocità sulla fascia, mandando al manicomio intere difese. Troianiello possiede una dote rara: intuisce i tempi nei quali si costruisce un azione offensiva, schizza come un fulmine e sembra avere il pallone sempre incollato tra i piedi. Un solo appunto: a volte cerca di strafare e perde il pallone, ma anche quando non è al massimo la sua presenza in campo, secondo me, è importante. Chi, come me ama il calcio, poi, non può restare insensibile alle giocate di Ramos Borges Emerson. La prima volta che l’ho visto in campo ho pensato a un elegante airone che danza sul tappeto erboso come un re. Come tutti i brasiliani accarezza la palla con la stessa delicatezza che usa un pittore col suo pennello: come pochi grandi campioni ha inserito un telecomando nel suo piede magico e indirizza i calci piazzati là, dove li sospinge il suo talento e la ola dei tifosi.
Ecco, voglio chiudere con i tifosi: il presidente Roberto Goveani ha costruito per loro una corazzata quasi inattaccabile e loro la sospingono verso oceani di emozioni.
Emozioni nella quali io mi sono tuffato: con la sensazione che dentro di me ” batte da sempre un cuore colorato di verdazzurro “.


PIERPAOLO FADDA

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